domenica 26 aprile 2015

CONTROSTORIA



CONTROSTORIA                       di Gianfranco Vecchiato

La  Controstoria semina i territori
"Ai Popoli Liberi"
Una "Controstoria"  fu raccontata per anni nelle sue lezioni, nei suoi libri, nelle sue analisi. Bruno Zevi, che fu un grande professore, storico e critico dell'Architettura ( 1918/2000), descrisse l'urbanistica e molti progetti di architettura in modo,   diverso da come usualmente venivano  presentati dalla storiografia ufficiale. Aprì le menti di tanti studenti al confronto ed alla valutazione critica costruttiva e personale sui fatti e sulle cose, spingendo a leggere ed a cercare oltre alle apparenze. Ritenendo che il "Potere" nelle sue varie manifestazioni, cerca nella uniformità, nelle regole, nella quiete delle simmetrie, nel controllo della cultura, di preservare se stesso, formando cittadini ed anche elettori amorfi, si appassionava alla proposta di un pensiero libero e consapevole capace di  incidere  costruttivamente sui cambiamenti sociali. La psicologia e la sociologia, discipline che sarebbero entrate a far parte delle analisi sui comportamenti individuali e collettivi in epoche recenti, aggiunsero conferme alle sue teorie che nascevano dallo studio dei meccanismi con cui in ogni società, una Cultura dominante tende a perpetuare se stessa ed a controllare  i cambiamenti che possono metterla in crisi. Quando nella Storia irruppero le "masse" di nuovi soggetti portatori di nuovi bisogni e diritti, fino ad allora  poco o mai  rappresentati, tutto si accelerò, rendendo insufficienti e precarie le versioni tramandate dai Sistemi e dalle Accademie.
In Zevi si rafforzò la volontà di coprire i tanti vuoti che  questo stava generando.
Il Movimento Moderno in Arte ed Architettura avviò la lettura di una "ControStoria" culturale al pensiero dominante.
Bruno Zevi (1918/2000)
Zevi soffrì il fascismo che in gran parte si rappresentava con quel Monumentalismo e Classicismo  considerato antesignano dei sistemi dittatoriali e di società non democratiche. Rivisitando la Storia,  mostrò  come, tra  Villa Adriana a Tivoli, alla piazza del Campidoglio di Michelangelo a Roma, fino al cubismo ed al neoplasticismo, ed ai recenti progetti che Egli ammirò di Frank Gery a Praga e Bilbao, corressero molte analogie.  Ribadiva, con il temperamento passionale che lo contraddistingueva, come  la vera architettura fosse espressione e realizzazione di "rotture" spaziali, di molteplici prospettive, di multidimensionalità, di tormentati e mai tranquilli percorsi intellettuali. Da storico si convinse che quando fra l'XI° e il XIV secolo, in Europa trionfo' lo "stile" gotico, la debole penetrazione di quello sviluppo artistico e culturale in  Italia,  portò a   conseguenze negative nei secoli successivi, originando un nostro difficile rapporto con la "modernità".  "Aurora traballante, splendore urbano, notturno con sprazzi". 
Contrasti Urbani
Così Bruno  Zevi descrisse quell'epoca : "Le forze in gioco si paralizzarono a vicenda; speranze progettuali e frustrazioni si susseguirono con rapidità fulminea. La mancanza di un capitolo gotico ha sempre condizionato la storiografia"... Osservava Zevi : " lo sciovinismo, il tarlo nazionalista, l'arroganza solitaria nascono su tale questione e sono destinati ad ipotecare per secoli le tendenze retrograde  (romaneggianti), accademiche (classiciste), retoriche (monumentali), emaciate ed esangui che si prolungarono persino nell'ambito del mondo contemporaneo."  Autore di testi fondamentali, studiati nelle scuole di Architettura non solo in Italia, Zevi fu precursore di una rivolta "antiaccademica" nel settore più delicato ed elitario del panorama nazionale negli anni del Dopoguerra. La sua Controstoria fu in un certo senso anche antesignana di quella Contestazione Studentesca che sentiva come insufficienti le risposte tecniche e le analisi definite "borghesi" in una società di massa che stava diventando una società dei consumi.
Sono trascorsi diversi decenni e il rotolamento degli avvenimenti in questi anni ha decretato alcune sentenze. Una fra le più evidenti è che servirebbe ancor più di anni fa, una analisi ed una "Controstoria" di quanto osserviamo nelle nostre  città e Paesi. Immersi in un contesto economico di gigantesche fragilità ed interdipendenze, l'autonomia di analisi e di politiche conseguenti sul piano urbanistico ed economico, farebbe diminuire le metastasi che si sono trasferite violentemente sugli strati più deboli della società contemporanea. Chi difende gli interessi degli "Ultimi" nella scala economica e sociale?  Una  vasta schiera di persone senza volto, senza terra, senza confini è in marcia biblica verso nuove "terre promesse". Questi esodi di migranti verso le coste dell'Africa e da qui verso l'Europa, ci dicono che serve per la lettura dei fatti, una controstoria culturale. Se si pensa di rispondere con i vari Expo a tutto questo, si sbaglia strada.  Dovrebbe essere evidente che la frantumazione economica del Pianeta richiederebbe il rilancio di una "Nuova Frontiera". Non uno "slogan" o solo una Utopia della
Mestre: Multisala notturno e multicolore
America degli anni '60, quando la annunciò il Presidente J.F.Kennedy e che è stata in parte anche  il fallimento delle politiche internazionali  di una ONU sempre più debole e da ristrutturare profondamente. Sulla parete dell'edificio postale nella mia città, pochi si accorgono di una piccola targa di acciaio. Sta scritto: " Gli Stati Uniti d'America, ai Popoli liberi". E' un retaggio del Piano Marshall con cui si ricostruirono nel Dopoguerra, dalle rovine, molte strutture in Europa. Ma è specialmente la frase, "ai popoli liberi" che andrebbe analizzata. La libertà non è solo un moto dell'animo ma è la conquista della autonomia di pensiero e di azione, cosciente e consapevole. L'Urbanistica e l'Architettura la rappresentano anche
Mestre :Case  popolari. Quale Controstoria?
materialmente ma può anche servire l'analisi di un pensiero come questo : "Alcuni luoghi nelle città sono un enigma, altri una spiegazione" Quando le relazioni ambientali e sociali si spostano sull'incomprensione, occorre invertire la rotta. La Controstoria  produce effetti nei rapporti tra la Cultura e la Memoria. Due cardini senza i quali, nessuna analisi può restare aperta ai veri
cambiamenti. Anche i contrasti visibili nella mia città mi confermano che si dovrebbe attingere a queste risorse che sono culturali prima ancora  che economiche. In un celebre film del Dopoguerra, Cesare Zavattini e Vittorio De Sica, descrissero un mondo surreale a sfondo sociale, dove i diseredati, riuniti in baracche precarie ai margini della città,   alla sera si riunivano a vedere lo spettacolo del sole al tramonto. "Ci basta un po' di cielo per vivere e morir, ci basta un po' di terra per vivere e morir..." erano le parole che essi cantavano in quel film: "Miracolo a Milano". La città che ospita l'Expo 2015 mentre parlerà sul tema "Nutrire il Pianeta", si trova a far fronte anche al suo interno ai temi della immigrazione ed alle difficoltà crescenti di popolazioni in crisi economica e sociale.  Zavattini e De Sica chiusero quel film con una scena di ribellione e di poesia: quegli "ultimi" nella scala sociale, partono verso il cielo, a cavallo di scope prese agli spazzini,  per raggiungere un mondo diverso. Quello che qui non c'è e che non dà mai le risposte a tanti bisogni e disuguaglianze sociali. L'Arte che affronta e coglie emotivamente sentimenti e pulsioni,  li manifesta su tela, su pietra, su spazi aperti. All'Urbanistica resta il compito necessario e scomodo di dare soluzioni in questo mondo. E spesso non ci riesce  perché non sa rompere quegli schemi e quei rapporti che, come Zevi insegnava, sono sempre un freno ai veri cambiamenti. La "ControStoria" nei luoghi svela l'Enigma e con la ricerca  propone sempre la  Spiegazione.

La Piazza: luogo di incontro

Galleria: luogo di incontro

Torre medioevale e
Controstoria

Il XVII° sec. e il XX°
Quali Controstorie?

Villaggio in Ghana (Africa Occidentale) 2015
Quale ControStoria ?





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