mercoledì 8 aprile 2015

CAMMINANDO

CAMMINANDO                      di Gianfranco Vecchiato

Antonio Machado è stato uno tra i massimi poeti e scrittori di Spagna. Nato a Siviglia nel 1875 morì a Collioure in Francia nel 1939, in un albergo poco oltre la frontiera dove da pochi giorni era giunto con la famiglia esule da Barcellona,  dopo un lungo viaggio a piedi, avendo lottato fino all'ultimo contro il franchismo.  Alla vena di malinconia a cui si ispirano le sue poesie, fanno riscontro le profondità del pensiero che si immerge nei paesaggi raccolti in "Campos de Castilla (1907/1917) con  la solennità della Natura che muove i sentimenti e la storia dei singoli uomini. Gli scrittori ed i poeti, come gli artisti e i pittori, vedono spesso ciò che sfugge a tanti e sanno cogliere nei cambiamenti le condizioni di vita. Nelle analisi sui rapporti sociali, possono esprimere ciò che non vede la tecnica e che spesso si traduce nelle aride pagine di una legge, di una norma, di una cartografia urbanistica. Sono convinto che ai testi tecnici che vengono letti nelle Università nelle discipline riguardanti i territori e le città,  andrebbero aggiunti come bagaglio personale, i libri e le poesie che sappiano parlare ai sentimenti e che  alimentino le sensibilità verso l'Ambiente. 
Potrebbe  essere un utile antidoto contro la corruzione interiore, nelle devastazioni speculative, nei progetti falsamente mascherati da progresso tecnologico  e dare strumenti per formare uno spirito critico  di analisi alternative nelle proposte di cambiamenti. Ciò che appare come nuovo, mentre distrugge il vecchio, non sempre regge il tempo di ciò che va a sostituire. L'urbanistica è una raccolta di esperienze in cammino perché si muove con le generazioni. Si forma con le nuove relazioni indotte dall'economia, dalle scienze sociali, dai consumi, dalle forzature ideologiche, da mediazioni di scarso valore o da innovazioni che resteranno nel tempo a segnare un'epoca. Lo scrittore veneto Ferdinando Camòn, nato a Montagnana, alla radice dei Colli Euganei, autore di romanzi che lo hanno reso noto nel mondo, nel libro "Dal silenzio delle campagne"  riflette sull'amoralità del disinteresse per le terre abbandonate dai contadini, trasformate nei segni, distrutte dai nuovi paesaggi industriali, divise da strade, da case, da confini. Come lui, altri scrittori hanno raccontato la fine di una antichissima civiltà rurale e di una cultura. La sua sensibilità vedeva oltre e coglieva ciò che adesso vedono quasi tutti: paesaggi stravolti nelle loro storie, divenute incomprensibili perché irriconoscibili su territori a volte totalmente cambiati. Un poeta francese come Charles Peguy definì la fine della millenaria civiltà contadina, come "il più grande avvenimento della Storia dopo la nascita di Cristo". Quel mondo non va idealizzato oltre misura perché era sinonimo  anche di povertà, stenti, sfruttamento. Ma era una ancestrale condizione dei rapporti fra Uomo e Natura che veniva dalle origini del nostro cammino sulla Terra e che ha influenzato ogni civiltà, anche quelle urbane. Vanno quindi ritrovati proprio nell'Era della globalizzazione dei mercati, i valori fondanti dei territori in cui ciascuno vive. Un equilibrio possibile se è favorito da una sensibilità crescente anche nei progetti di tante Istituzioni. Solo educandosi a ricordare,  una società può rispettare con la memoria anche se stessa. Scriveva Machado: " Uomo che cammini, non c'è un sentiero segnato. Sono le tue orme che fanno il cammino"...




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