venerdì 12 luglio 2019

TEMPO IGNOTO

TEMPO IGNOTO             di Gianfranco Vecchiato


Arch. Guido Zordan (1936/2019)
L'abitudine di guardare alle cose attraverso i dettagli, era una caratteristica professionale presa da ragazzo quando il suo gioco preferito era quello del meccano. Imparò così ad  avvitare ingranaggi ed a costruire modelli e strutture. Aveva abitato in una casa accanto agli Spalti del vecchio Castello. Una piccola casa diventata poi sede degli autisti del Comune. Alla scuola di architettura pervenne di istinto per dare razionalità ai sogni, non a distruggerli. Le pietre, le luci, l'acqua, le prospettive, si raccontano attraverso la storia.
Senza il legame con le radici di un luogo, per l'architetto Guido Zordan non esisteva cultura; perciò l'analisi precisa, a volte quasi esasperata, precedeva sempre le proposte e  
Edicola in piazzetta (Arch.G.Zordan)
Mestre:Piazza Ferretto 1998
le intuizioni. In quei casi i richiami a  Carlo Scarpa od a Giancarlo De Carlo guidavano i pensieri e le realizzazioni. Lo 
conobbi molti anni fa durante i dibattiti per ridisegnare il centro della città. Condividevo il suo  metodo riflessivo pur non essendo ignote alcune impuntature su ostinate proposte formali. Egli difendeva l'autonomia intellettuale  e per questo la qualità delle discussione si alzava sopra ogni polemica. Il male che negli  anni lo minò nei movimenti accentuò la sua volontà di affermare e sostenere che i valori della memoria possono essere riproposti nella attualità. E' stato nei progetti di restauro urbano e monumentale che tali aspetti si realizzarono  con sapienza di forme e materiali. Alcune sue opere furono divisive, come nel caso della scala costruita per accedere alla Torre. E' una scala strana e complessa, a forma di ghigliottina; un oggetto meccanico
Piazza di Mestre negli anni '60
frutto di una analisi storica e di una invenzione di design. Lo stesso vale per le nuove edicole dei
Lampione 
giornali che si aprono a ventaglio e che caratterizzano il luogo in cui   si trovano. In Piazza, sulla Torre, sulla strada, lungo il fiume, si possono cogliere i segni del passaggio dell'architettura. Quei segni sono idee che aleggiano sopra il tempo.  Quante volte ogni giorno nel mondo si celebrano degli addii.
Mestre: Fontana con scultura di A.Viani
Persone e cose ci lasciano.  “Lascia dormire il futuro come si merita”. Questa frase di Franz Kafka suggerirebbe di vivere il passare dei giorni guardando  al presente. Se però apriamo l'album dei ricordi personali ci accorgiamo che a volte c'è più attualità nelle risposte che  ci vengono dal passato, anche quello più lontano. 

Scala della Torre (Arch. G.Zordan)
L'urbanistica e l'architettura furono negli anni di rivolte studentesche, mescolate  dagli insegnanti in aule universitarie caotiche, tra ideologie e progetti. Il passato è ancora attuale. Se è vero che nel tempo si nasconde l'ignoto è per questo ancor più necessario  testimoniare. L'architettura è una materia gioiosa, entra sempre  in  racconti che continuano, è una scoperta che sa affascinare, che può costruire forme che amano i secoli, la luce, le discussioni, i tormenti, le provocazioni e le poesie. E' una forma d'Arte che non si spegne con l'autore.  Ma abbiamo imparato nel Novecento che accanto a questo, l'architettura svolge anche un ruolo pubblico e sociale. Per questo ha un compito etico oltre che economico ed artistico.   Gli architetti e gli urbanisti hanno il dovere di rispondere a questi obblighi, unendosi alla gente comune, ascoltando ed interpretando le pulsioni della società. Restando sempre grati a chi vissuto in un'epoca che non c'è più, ci conferma l'attualità di un passato che parla sempre al presente.

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