giovedì 7 marzo 2019

PIAZZA BARCHE

PIAZZA BARCHE                 di Gianfranco Vecchiato


Mestre: Alle Barche 1750 -Canaletto
Come affrontare il rapporto con la storia? E' frequente che sui territori ci si confronti  con il  loro passato.  Occorre in quei casi saper scegliere se a prevalere debba essere la restaurazione e il recupero o una nuova proposta progettuale. Un esempio tra i tanti proviene da Mestre, dove all'approdo fluviale in piazza Barche il tempo si fermò a lungo. Per sei secoli, 25 generazioni qui si avvicendarono nei gesti, nelle voci, nelle consuetudini, tra il fervore che animava i trasporti di merci, di passeggeri tra postali in arrivo e in partenza.  Il dinamismo e il carattere del borgo di Mestre, si stemperava con l'acqua della laguna che lambiva con il Canal Salso, il vicino Castelnuovo.
Forte Marghera
Il celebre pittore Antonio Canal, detto il Canaletto, dipinse quel luogo alla metà del XVIII° secolo. Si notano ville, palazzi con portici, carrozze, racchiusi in un'atmosfera composta e paesana. 

Caduta la Repubblica di Venezia, lungo il canale fu costruito dai francesi un forte stellato, poi completato dagli austriaci, che fece parte di un sistema trincerato a difesa di Venezia e  della vicina ferrovia, costruita nel 1846. Non a caso quel Forte fu l'epicentro della rivolta  nel 1848 contro gli austriaci e per mesi si coprì di gloria e di caduti, scrivendo pagine epiche di spirito risorgimentale.
Da decenni l'area un tempo navigabile è uno spazio carrabile con alberi inseriti in una lunga aiuola spartitraffico. In tal modo piazza Barche ha perso la sua anima e il suo significato ma  come una persona che non vuole  dimenticare le belle abitudini del tempo andato, i suoi spazi urbani resistono all'oblio e si trasformano in ricordi ed in nostalgie.   Ci sono  diversi motivi per riproporre la rigenerazione di quei luoghi che sostennero la dignità di una intera storia urbana. Si racconta che la Repubblica Serenissima dopo la conquista della Marca trevigiana, annettendo Mestre, concepì dal 1361, con il Doge Bartolomeo Gradenigo,
piazza Barche oggi
l'opera di allargamento e di riutilizzo dell'alveo dell'antico fiume Musone, che sfociava dritto in laguna, per farne un canale navigabile, lungo quattro chilometri, utile per motivi economici e militari, per collegare Venezia con la Terraferma.

Il canale prese il nome di  "Salso" per la natura salmastra delle sue acque.  Esso sostituì per importanza il vecchio porto di Cavergnago sul vicino fiume Marzenego il cui corso d'acqua  era  tormentato e irregolare. Nel 1385 fu innalzata sulle barene di S.-Giuliano, a lato del canale, la Torre di Marghera, ora scomparsa, usata per  controllo e difesa, anch'essa dipinta dal Canaletto. Ai tanti barcaioli che operavano su questa via d'acqua, fu concesso, con un provvedimento del Consiglio dei X, che essi potessero aprire a Cannaregio in Venezia, la loro Scuola dedicata a S.Andrea.
Attorno al Canale, vera via d'acqua, si aprirono molte attività e anche la sede delle ambasciate accreditate presso la Repubblica. A poca distanza sorse a fine '700 un grande teatro, il "Balbi" dal nome dei proprietari,  che  però ebbe vita breve. Fu chiuso quando con la fine della Repubblica Veneta le classi nobili e più agiate, che erano i principali clienti del Teatro, vennero travolte dalla crisi. Quando la linea ferroviaria per Venezia, tolse diverse merci dal trasporto alla via d'acqua, il destino della piazza inesorabilmente fu segnato. Tuttavia i barconi a vela ed a motore, vennero ancora utilizzati per il  trasporto di prodotti agricoli in laguna, fino alla fine degli anni '50 del Novecento. Le barche da
proposta progettuale
trasporto ormeggiate ai lati del canale, raccontavano che l'acqua era una componente costitutiva di questo territorio. Invece di valorizzarne l'uso la città si trasformò voltando le spalle all'acqua. Si è quindi posta da tempo la domanda se sia ancora possibile riportare l'acqua fino all'antico approdo o se sia più utile farne un boulevard alberato che congiunga il centro della città con il Forte Marghera ed il grande parco di S.Giuliano di fronte alla laguna. 

Tra le diverse proposte c'è quella che prevede di recuperare alla vista la testata in mattoni dell'approdo, presente nel sottosuolo e riportare un tratto d'acqua, a ricircolo,  sul quale calare un paio di "Trabaccoli", tipiche barche da trasporto lagunare, con la loro velatura. Barche già presenti in vecchie cartoline dei primi del Novecento che sarebbero utilizzabili  con tavoli e sedie per farne luoghi di ritrovo e/o banchi per vendita di frutta e ortaggi. 


La presenza fisica delle barche, illuminate di sera con lampade e festoni, sarebbe di forte richiamo e darebbe carattere e  senso al nome che è rimasto nella memoria della città : piazza Barche. Il resto del tratto fino all'acqua del canale esistente, diverrebbe  un boulevard alberato su cui si potrebbero svolgere attività di mercato o manifestazioni all'aperto. Far rivivere quindi un luogo urbano,  partendo dal suo Genius Loci,  dal suo DNA, darebbe senso alla storia della città, degli uomini e delle pietre che li hanno custoditi. Aiuterebbe la sintesi fra passato e futuro che solo se complementari possono rigenerarsi nel tempo. I progetti potrebbero quindi essere anche l'occasione per rilanciare un dibattito diffuso sui rapporti tra storia e attualità, ed essere un modo per una conoscenza e una consapevolezza da trasmettere ai nuovi concittadini che sono venuti a vivere e ad abitare.
A Forte Marghera oggi
Partecipare significa aiutare a crescere ciascuno in una Comunità attiva e fertile, dove  si possa quotidianamente    comporre un mosaico di integrazioni nelle diversità di storie e di uomini che per secoli hanno vissuto in tutti i Paesi anche con esempi di civiltà e di integrazione. Ciò non può prescindere dalla storia che ha generato memorie, vocazioni, mentalità e costumi.









Canale ad Amsterdam
Canale Du Midi a Carcassonne
Manchester

Proposta Rizzi-Zabeo su Piazza Barche










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