mercoledì 30 ottobre 2019

VIA CIMAROSA

VIA CIMAROSA             di Gianfranco Vecchiato


Strade, case, persone. Le piccole e le grandi storie nascono dall'impasto dei passaggi tra generazioni. I ricordi con gli anni lasciano quasi sempre il posto all'oblio. Il culto antico per gli "Avi" ed i loro territori, è stato sostituito  dalla fragilità dei rapporti identitari. E' il risultato della globalizzazione che mescola e muove le persone e le rende nomadi nel mondo. La Memoria viene conservata e studiata  negli Archivi, nelle Biblioteche, nei Musei,  ma quei documenti e quelle immagini  raccontano solo alcuni degli innumerevoli frammenti di vita  che ciascuno lascia ogni  giorno alle sue spalle. Partendo da questo, l'artista tedesco Gunter Demnig nel 1992 propose di fissare qualche memoria sul selciato delle città in cui vissero i deportati ebrei.
Chiamò "pietre d'inciampo" le formelle in ottone, di forma quadrata, di 10x10 cm su cui sono incisi i nomi e le date di eventuale morte, di chi entrò nella storia  nel modo più tragico.   Ne sono state fissate circa 74mila fino ad oggi, sparse in quasi tutti i Paesi europei. Ogni luogo contiene  e raccoglie le ombre di chi l'ha attraversato. L'inciampo delle piastrelle in ottone non è di tipo fisico ma morale. Esse invitano a fermarsi ed a riflettere.
Pietra d'inciampo
Il capitolo intero che racconta le  storie di tante persone vissute nell'anonimato,  non è  quasi mai scritto. Questo  priva molte analisi urbane  di importanti strumenti di conoscenza necessari per decidere.
Arch. H.Tessenow  case a Hellerau
Poichè non viviamo in un deserto  ciascuno lascia dietro di sè nei luoghi dove ha vissuto, le proprie pietre di inciampo. L'incidenza delle complessità sociali può essere temperata dalla semplicità dei rapporti individuali,  e l'effetto di una "urbanità" positiva può essere favorita dalla fusione di tali condizioni anche per mezzo dell'architettura.  Tra i riferimenti storici della architettura organica e poi razionalista del primo Novecento, vi sono  i quartieri e le case progettate da Heinrich Tessenow (1876/1950) che  ebbe un significativo ruolo culturale durante la Repubblica di Weimar. Modelli simili si riscontrarono anche in Italia e  tra questi vi fu la città giardino  di Marghera dell'Ing. E. Emmer e le zone del Quartiere Piave a Mestre, che inglobarono anche la via Domenico Cimarosa che  ne conserva tracce su alcune case con giardino.
Arch.H.Tessenow Teatro Hellerau 1911
La mia strada è carica dei ricordi di mio Padre e di mia Madre, raccoglie i suoni di un pianoforte e di un violino e quelli delle adunate della vicina caserma, l'abbaiare dei cani tra il vociare di ragazzi, il canto ossessivo delle cicale tra i rami dei platani nei giorni estivi, i tuoni, le piogge  e l'arcobaleno sui tetti, la vista dei profili dei monti nei giorni sereni e l'odore della  laguna, l'acqua nel vicino fiume tra i campi, il colore dei fiori in gara tra le aiuole delle case, l'andirivieni di insetti operosi tra i sassi, l'esplorazione dei giardini di villa Sofia e di villa Querini dove si scalava la copia del "ratto di Proserpina" la cui statua del Bernini datata 1621, si trova a Roma,   le fila di ragazzi davanti alla fontanella d'acqua fresca che sgorgava in strada. La vita  era in comune tra i ritmi  quotidiani ma si ripeteva senza ossessioni.
Via Miranese/Cimarosa 1935
I giochi dei ragazzi avevano quel vago sapore descritto nel 1907 dal libro  di Ferenc Molnàr :  "I ragazzi della via Pal".  I protagonisti di quel passato reso misterioso dal tempo, sono cambiati. Giuseppe che ha fatto l'architetto, a 95 anni è il decano della strada. Nel suo  cortile crescono ancora i melograni e le viti d'uva bianca. Dalla sua memoria escono nomi a noi ignoti, visioni che sono il manifesto di un Novecento preindustriale. La strada dei sabbioni  era ricca di villette, costruite dopo la Grande Guerra. Sulla prima abitò Gino, Maestro elementare, su un'altra un tassista e su un'altra un commerciante, quindi un medico e di fronte un fabbro e su un'altra ancora un  sacerdote e poi un vigile del fuoco ed un astronomo.
All'angolo della strada c'era la "botteghetta" di alimentari, dove Angelo vendeva caramelle e gelati. Nei pressi abitava  un senatore antifascista decorato in guerra, che fu medico ed antesignano nell'uso dei raggi Roentgen e poco oltre case di funzionari della Milizia che vestivano in divisa e stivali.  Tra quei ragazzi degli anni '30 Albano, Luigi, Mino, Cesare, Giovanni, Antonio, Lilly, Lia, un giorno qualcuno si inventò un nome stravagante e cominciarono a scriverlo dovunque con il gesso. "Viva Papioca"  comparve sui muri e  sui vagoni dei treni merci.  Al punto che la polizia prese ad indagare. Era una sfida alle Autorità? Dopo qualche tempo i ragazzi di via Cimarosa furono scoperti. Seguì una punizione che coinvolse le famiglie. Ne scrisse anche la stampa locale. La burla fu una sfida alla censura e per quel tempo un gesto di libertà. Mia Madre lo ricordava spiegandoci le differenze con i tempi nuovi della democrazia. Negli anni di guerra la strada si svuotò. Sopra  alle case volarono in formazione centinaia di fortezze volanti. Bombardavano la
Il ratto di Proserpina
ferrovia e il 7 aprile del 1944,  giorno di venerdì Santo, giunsero su Treviso, scaricando un tragico carico di morte.
Manifesto di guerra
In quegli anni furono colpite diverse case attorno a via Cimarosa e sui campi vicini restarono a lungo i crateri  delle  bombe cadute. Poi con gli anni divennero  stagni per le rane.  La strada nel dopoguerra si rianimò e con il ritorno di alcuni dalla prigionia, si contarono gli assenti. Alfonso che poi sposò Isetta, tornò dalla Germania,  Armando che fu marinaio imbarcato  nella corazzata Zara, riprese il suo lavoro in fabbrica, Giuseppe e Mino finirono gli studi. Si voleva guardare al futuro. Così  la nuova generazione nata dopo la guerra fu a cavallo tra due epoche. Si giocava sotto lo sguardo della signora "Nea"  coperta dal suo scialle nero, quando le donne  dopo i 50 anni si vestivano da anziane.

Villa Querini
Il pilastro d'angolo pur se ferito dalle auto, ancora resiste e fu  il  riferimento per tutti quelli che giocavano a nascondino. In  estate passavano il carretto del ghiaccio,  la lattaia, l'ombrellaio, l'arrotino, l' ambulante di frutta e verdura. Con la televisione si aprirono nuovi orizzonti e con i cambiamenti della economia molti 
mestieri scomparvero
Ma rimase a lungo l'abitudine di ritrovarsi alla sera a parlare davanti a casa, seduti nei giardini al lume di qualche lampada fioca o rischiarati solo dalla luna.
La Caserma 
Libera uscita
La solidarietà era diffusa e si condividevano gli avvenimenti familiari. Nella vicina caserma di artiglieria le ore si scandivanoì coi suoni che si spandevano intorno: dalla sveglia, alle adunate, dal rancio, al silenzio. La sentinella nella sua garitta attendeva il cambio della guardia. Con la libera uscita centinaia di militari invadevano le strade e si incrociavano i dialetti di mezza Italia. L'antica Villa Sofia che fu trasformata 
Parco villa Querini
 in una clinica privata,  conservò a lungo un parco con grandi alberi 
che divenne la foresta incantata per i ragazzi del quartiere. La Soprintendenza che avrebbe dovuto e potuto tutelarla, quando l'edificio fu messo in vendita non intervenne con alcun vincolo e quindi  fu abbattuta per far posto ad anonimi condomini. Con gli anni e col tempo uno alla volta sono cambiati gli abitanti di quella via Pal domestica. 
Oggi non c'è più il vociare di una volta, tutti camminano in fretta.
Villa Sofia
I nuovi ragazzi percorrono una strada  occupata da auto in sosta. Restano però incisi in anni lontani, dei nomi su un vecchio pilastro in mattoni ed è questa  la mia pietra di inciampo.  
Via Cimarosa  è una metafora, una frontiera sul mondo che si può raccontare  con le parole del poeta e sceneggiatore Tonino Guerra, lette sui muri di case a  Sant'Arcangelo di Romagna ed a Pennabilli.  Sono i testamenti della sua filosofia di vita:  " Bisogna creare luoghi per fermare la nostra fretta e aspettare l'anima".  
Questi luoghi a volte ci sono già e sono le strade della nostra Memoria. In ogni strada lo sguardo si affaccia tra due mondi:  sul primo  c'è  il domani ignoto  che si sorregge sull'altro  dove vivono i ricordi. 





                                                                                                                                                           

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