sabato 6 dicembre 2014

DUE CONCETTI DI LIBERTA'

DUE CONCETTI DI LIBERTA'  (*)         di   Gianfranco Vecchiato


Venezia: una Comunità

"Il mio paesaggio sono gli uomini". E' una frase di Isaiah Berlin (1909/1997), filosofo e diplomatico britannico, considerato tra i massimi pensatori liberali del novecento, riteneva  che dal pluralismo dei valori e dalle responsabilità personali si sviluppassero le condizioni migliori per rispondere alle esigenze dei singoli e  dare qualità alla cultura sociale e politica. Questo vale anche  per i territori. Uno storico e drammatico  esempio avvenne a Venezia alla fine della Repubblica, dopo il 1797. Con l'occupazione francese, Napoleone impose un tributo altissimo alla storia della città-Stato. La confisca delle proprietà ai monasteri, la perdita dei commerci, la fine dell'indipendenza, l'occupazione militare di molte isole che erano, nella loro prosperità, il tessuto connettivo tra Venezia e la laguna, portarono al loro abbandono, alla decadenza od alla progressiva scomparsa.
Venezia:Procuratie vecchie (1538)
Arch. Mauro Codussi
Portici delle Procuratie vecchie
Solo in tempi recenti attraverso un Piano Urbanistico di recupero sistematico, si sono iniziati, con fatica, degli interventi di risanamento e di restauro di alcune di queste. Come per l'Isola della Certosa e l'isola di S.Servolo. E' di qualche giorno fa la notizia della vendita delle Procuratie vecchie, già antica sede di Procuratori di S.Marco, che si estende per 152 metri sulla omonima piazza. Opera di Mauro Codussi e di allievi del Sansovino del 1538. È un altro tassello di Venezia che cambierà funzioni per poter ripianare i bilanci del Comune. Nel libro "Se Venezia muore"di Salvatore Settis, archeologo e storico dell'arte, l'aforisma di Berlin, viene       citato 
Laguna di Venezia: Isola di Sant'Erasmo
divenendo "un paesaggio di cittadini e per i cittadini e non il passivo teatro della rendita fondiaria e delle speculazioni edilizie. Gli architetti devono contribuire a fare delle città e dei paesaggi lo specchio della democrazia, l'incarnazione dei princìpi della vita civile, la proiezione del desiderio di "vivere bene" la nostra vita presente ma anche dell'imperativo etico di lasciare alle generazioni future un ambiente e una trama di città che siano degne di quel che noi abbiamo ereditato".
Parole spiegate ed argomentate da Settis con una analisi storica sui tre modi in cui possono morire le città : "quando le distrugge un nemico, quando vi si insedia un popolo straniero con la forza, quando perdono la memoria di sé". E Venezia si trova pericolosamente dentro a quest'ultimo caso: la perdita progressiva e sistematica della memoria da parte dei suoi abitanti.
Venezia: case abbandonate
Si trova in una fase storica in cui tanti progetti  ne stanno uccidendo la diversità o la appiattiscono sulla monocoltura turistico-alberghiera. Sono in estinzione non solo i destini millenari di una antica cultura urbana ma una forma irripetibile di contesto naturale e di spazio civile che tolgono ciò che Settis indica come il "Diritto alla città". Molti progetti  sono andati in questa direzione: dalla originaria idea che portò alla creazione di una industria inquinante a Marghera in fregio alla laguna, allo scavo del canale dei petroli, alle Grandi navi che transitano dentro al Bacino di S.Marco, ai progetti di sub-lagunare, ai continui trasferimenti in Terraferma di funzioni pubbliche che tolgono al tessuto umano le complementarietà essenziali per poter avere una vita di normali relazioni. Il caso Venezia, una città simbolo per la cultura mondiale, considerata una "macchina per pensare" in modo alternativo ad un certo tipo di "modernità" perché questa città è da sempre moderna. La pluralità dei modelli di vita storicamente presenti nel suo tessuto urbano potrebbe infondere ancora solidarietà sociale e una progettualità partecipata dove la Comunità locale sia sostenuta da quella internazionale e dalle leggi costituzionali in vigore.
Isola di Torcello
Isola degli Armeni
Secondo Settis la conoscenza dei problemi, la diffusione delle informazioni, il capitale civico "accumulato nel tempo" , possono ricreare quello spazio comunitario capace di rafforzare una coscienza collettiva ed una diversa visione del futuro. "Città fra le città" Venezia è il paradigma della modernità, come ebbe modo di affermare Le Corbusier nel visitarla  e che in altri campi indicò con il concetto di "macchina per pensare".  Capita sempre più spesso che  diverse operazioni speculative, non solo a Venezia,  vengano coperte dalle firme di grandi architetti. Anni fa questo "fenomeno" ricorrente fu criticato da un prestigioso nome dell'architettura e dell'urbanistica italiana come Giancarlo De Carlo. Ma non è cessato ed anzi si è esteso.  Così l'aumento dei prezzi immobiliari ha stravolto a Venezia il senso comune e si è assistito ad una costante vendita e perdita di residenti, sostituendo il tessuto connettivo della città che era già iniziato fin dalla metà degli anni '50. La popolazione di Venezia tra il 1540 e il 1870 si era mantenuta, anche dopo le terribili pestilenze avvenute nei secoli, tra i 130/150mila abitanti. Nel 1961 il numero era ancora di 137mila; nel 2014 è sceso a 56mila. Invecchiamento ed esodo  e bassa natalità indicano una decomposizione drammatica che se non si fermerà, porterà in pochi anni alla fine della sua memoria fisica e civile. Il pensiero della globalizzazione mercantile e il tramonto della cultura politica, sono facce di una stessa medaglia. Per questo si riveleranno decisivi i giorni e gli anni che verranno.                                                                    
*( Due concetti di libertà:Tema affrontato da Isaiah Berlin nel 1958 )

Laguna di Venezia: Poveglia


Lazzaretto vecchio

Isola di San Clemente
Isola di San Servolo

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