martedì 11 settembre 2018

ECOSISTEMA

ECOSISTEMA                  di Gianfranco Vecchiato


Campagna del WWF contro la plastica
Sono aumentati i fenomeni climatici estremi e gli effetti si vedono. In pochi minuti enormi quantità d'acqua cadono su superfici ristrette e spesso le reti di  smaltimento urbane, i terreni agricoli,  i fossati, i canali e i fiumi  non riuscendo a smaltire in breve tempo quella imponente massa d'acqua, esondano creando danni e  vittime. Le previsioni del tempo segnalano l'avvicinarsi di un "allarme rosso" quando ci si aspetta il peggio. E' questo il risultato evidente e  drammatico dalla crisi che ha intaccato gli ecosistemi, alterati in parte da fattori naturali e ciclici ma alimentati in modo quasi irreversibile dalle deforestazioni, dalle  immissioni in atmosfera di combustioni chimiche e industriali e dalla progressiva invasione nei mari, attraverso i 
Radio in Bakelite
fiumi, di milioni di tonnellate di prodotti di plastica non degradabile. Un problema enorme che sconvolge l'ecosistema del Pianeta. Ne è un esempio quanto avvenuto di recente a causa di fenomeni estremi in vaste zone d'Italia : venti, piogge, mareggiate,  hanno devastato la costa ligure e le montagne venete, causando la distruzione di interi boschi, spianati dalla furia di venti che hanno raggiunto i 200 km/ora. Si stima che la perdita superi i 300mila alberi sull'Altopiano di Asiago e milioni di piante in Cadore. L'acqua alta ha raggiunto 166 cm su Venezia e sulle isole lagunari e causato danni gravi anche alla basilica di S.Marco. Questi drammatici eventi si uniscono a quelli causati  dall'uomo.   Nel Pacifico settentrionale  è stata individuata un'area di circa 1 milione di kmq dove, per le correnti, si è formata una sorta di "isola"  artificiale, densa di 335mila oggetti di plastica per kmq.  
La plastica che è un prodotto indispensabile in epoca moderna, costituisce il terzo materiale più diffuso sulla Terra, dopo l'acciaio e il cemento. Un settore delle Nazioni Unite (Ump) ha calcolato che di 8 milioni di tonnellate di plastica che ogni anno raggiungono i mari, 2/3  provengono da 5 Paesi Asiatici: la Cina con 3,5 milioni di rifiuti di plastica è in vetta alle classifiche, seguita dall'Indonesia, dalle Filippine, dalla Thailandia e dal Vietnam.  Poi vi sono la 
Un mare di plastica
Malaisia, la Nigeria, l'Egitto, lo Sri Lanka, e il Bangladesh. Se nel 1950 si producevano nel mondo 2 milioni di tonnellate di plastica ora siamo arrivati  ad oltre 400 milioni di tonnellate; nel 2050 si stima che la produzione cresca fino a 30 miliardi di tonnellate annue e di questi ben 12 miliardi potrebbero finire negli Oceani  finendo per 
avere mari con più plastica che pesci. Questo nuovo periodo geologico della Terra è stato definito dagli scienziati come "Antropocene" in quanto causato dall'uomo. Il '900 è stato il secolo della plastica che fece la sua comparsa da una invenzione del 1907 del chimico belga Leo Baekeland. Egli ottenne un materiale termoindurente sintetico composto da fenolo e formaldeide che brevettò nel 1910 con il nome di Bakelite.

Un materiale che conobbe un grande   successo ed utilizzo e che aprì un       territorio inesplorato anche  al nuovo settore del  Design. Il processo per la produzione del PVC (polivinilcloruro) venne scoperto nel 1912 dal chimico Fritz Klatte ed aprì anch'esso sviluppi industriali enormi. Nel 1913 vi fu la creazione del primo materiale flessibile e trasparente, il Cellophane. Nei decenni successivi con lo studio dei polimeri naturali e sintetici, l'industria chimica utilizzando come materia prima il petrolio, produsse e diffuse altri materiali come  il "Nylon" che fu utilizzato nel settore tessile e diede sviluppo alle fibre sintetiche, seguito dal "PET"  usato per l'imballaggio anche alimentare e che  nel 1973 brevettato per bottiglie  leggere e resistenti agli urti, divenne di uso comune per acque minerali e bibite. Tra le tante altre  varianti si possono citare negli anni '50 la "Fòrmica" usata per laminati di rivestimento per mobili e per stoviglie, il "Polietilene" che ci porta al nome del chimico italiano "Giulio Natta", premio Nobel nel 1963. Scoperto nel 1954 questo materiale ha avuto una diffusione enorme, con il nome di "Moplen", invadendo con l'industria ogni continente. Da tanti prodotti divenuti indispensabili ma praticamente indistruttibili in Natura, occorre perciò passare a prodotti "biocompatibili" e perciò degradabili interamente. Una società italiana come la "Bio On" sembra all'avanguardia in questo campo. Studiando ed utilizzando prodotti totalmente degradabili che sono derivazione di scarti alimentari, ha testato l'uso di batteri presenti in natura che dissolvono in breve tempo la plastica.  Tali batteri possono eliminare sversamenti di petrolio, sostituire materiali plastici in tutti i campi:  tessile, medico, automotive, giocattoli, alimentare.  
Oggi movimenti ambientalisti sono attivi in ogni Continente.
Auto elettriche del futuro
L'associazione più nota è Greenpeace, fondata nel 1971 a Vancouver in Canada, sorta sulla spinta delle idee portate dai Movimenti studenteschi del '68.  I sistemi sia capitalista che comunista, erano modelli che pur se ideologicamente diversi, portavano le stesse conseguenze negative per l'ambiente. L'enorme cambiamento tecnologico e demografico che negli ultimi due secoli ha attraversato il mondo, ha trasformato l'economia in uno strumento di distruzione di risorse per sostenere il tenore di vita di una parte della
Inquinamento dei mari
popolazione mondiale. Occorre perciò ristabilire un equilibrio fra la Tecnica, la Scienza, la Cultura e l'Etica. I centinaia di volontari iniziali sono oggi oltre tre milioni  a livello internazionale, che operano in diverse associazioni ambientaliste con programmi politici che si ispirano ad esse. Dai settori dell'Urbanistica, dell'Architettura, dell'Ingegneria dove  si propongono forme compatibili fra Città e Natura, vengono proposte tratte dalla scienza e dalla  tecnologia per l'uso di nuovi materiali biocompatibili, per la diffusione di trasporti elettrici, per lo smaltimento di scorie e di rifiuti urbani, con il riuso o il riciclo delle risorse impegnate. Questa è la nuova

frontiera del XXI° secolo. Occorre che in tutte le sedi ci sia la volontà che questi ideali si trasformino in comportamenti etici e che nelle economie rispuntino vecchie idee dimenticate. Come quelle che già 50 anni or sono erano lo slogan di studenti visionari e di pochi professori, scandite sulle strade : "Contro i sensi vietati, bisogna percorrere le strade del possibile".  In uno dei manifesti stava scritto: "1968 niente come prima" . Illusione o profezia? Ancora oggi il giudizio resta sospeso. 







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