sabato 14 marzo 2020

L'EPIDEMIA

L'EPIDEMIA                        di Gianfranco Vecchiato

Come centinaia di milioni di contemporanei, non ho avuto esperienze di guerra. La caduta di bombe sulle città, il razionamento degli alimenti, le strade deserte, il coprifuoco, i civili morti o feriti per le esplosioni, sono fotogrammi visti nei documentari o ascoltati da precedenti generazioni. Anche il nome Patria è stato a lungo sostituito dal meno impegnativo nome di "Paese". 
Un edonismo diffusosi con il benessere ha rimosso e mescolato vicende, sostituito le battaglie con le emergenze migratorie e le crisi finanziarie.
I dibattiti si sono fatti spesso vacui, inutilmente polemici. La globalizzazione commerciale ha poi diminuito  il senso di "frontiera", mescolando milioni di turisti in località internazionali.  Ma all'improvviso la Storia si presenta con un antico nemico dell'uomo: un virus ignoto. Ed è contagio. 
Ospedale all'Angelo di Mestre
In poche settimane la situazione precipita. Coglie molti di sorpresa. Non era forse poco più di una influenza? Non è così e in qualche giorno le strade si svuotano, si raccoglie cibo, aumentano i morti. In Lombardia l'epidemia si espande velocemente. Nelle terre di Renzo Tramaglino, il protagonista dei Promessi Sposi , torna l'antica paura. Le nuove trincee sono gli ospedali e i soldati sono medici e infermieri. Le prede di caccia del virus, le persone, stanno chiuse in casa perchè l'isolamento è l'unico antidoto fino ad ora praticabile. Lo insegna la Cina. Ritorna il nome della Patria e spuntano bandiere come simboli e valori di una Comunità sociale e solidale, mentre molti Stati chiudono le loro frontiere.

Ospedale di Mestre: Interni
Con l'aumento dei contagi, l'Italia si trova in prima linea e isolata. La cronaca racconta la paura degli anziani ammalati, distesi sui letti tra macchine e scafandri di medici e infermieri. La sociologia che aveva sostituito in molti la pratica religiosa non  può rispondere. L'epidemia ha introdotto il silenzio nelle strade delle città e nella meditazione personale. Mano a mano che si è presa coscienza della vastità mondiale del fenomeno, si sono scoperte le nostre fragilità  e  anche alcune virtù. La lotta contro la malattia porta a reagire, a proteggere e a cercare risposte a quanto accade. 
Venezia: Piazza S.Marco vuota
Per ironia del destino, mai Venezia è stata più bella. Senza l'assalto dei turisti, con le calli e le rive vuote, l'anima della città si rispecchia come nei dipinti del suo passato. Il 19 agosto del 1849 il poeta Arnaldo Fusinato, alla resa dopo la lunga rivolta  contro gli austriaci, scriveva: "... ma il vento sibila, ma l'onda è scura, ma tutta in gemito è la natura: le corde stridono, la voce manca, sul ponte sventola Bandiera bianca!..." 

La bandiera la città non vuole più ammainarla. In questi giorni vi sono esempi di abnegazione  da parte del personale sanitario, dei volontari, delle strutture dello Stato, perchè tutti hanno compreso il momento grave e solenne che si sta attraversando. Questa esperienza segnerà la vita di molti, modificherà le economie, esprimerà le nostre forze morali e metterà a prova la nostra spiritualità.
Venezia: Le Procuratie vuote
Lo scrittore veneto Fernando Camon ha commentato: "le vittime anziane non commuovono ma con loro si spegne anche una parte di noi". Stiamo scoprendo il valore delle cose semplici, dei sentimenti, della solidarietà, dell'anima profonda della nostra Comunità nazionale. Il desiderio di viaggiare, di incontraci, di comunicare, di chiederci perchè accade... Ci sarà un altro tempo e non sarà più lo stesso. Siamo stati toccati anche noi da una guerra, diversa e invisibile. Questa epidemia che sta tra di noi, ci richiama alla realtà. Si vive e si muore. In questo lasso di tempo la nostra vita si riempie di molte cose superflue. Andrè Gluksmann ha scritto che "il virus della peste, questa malattia mortale, inaugura l'Iliade di Omero, riappare nella Tebe di Eschilo, nell'Atene di Tucidide e nell'Italia di Lucrezio. 
Mestre: Corte Legrenzi vuota
Il Rinascimento con Boccaccio, Margherita di Navarra e infine di Shakespeare. Lo evoca di nuovo come elemento fondatore in cui la letteratura esplora nuovi modi di esistere e di resistere, mentre il vecchio universo crolla senza speranza di ritorno. Forse dopo questa eterna lotta tra esseri umani e batteri, un'altra visione delle cose aiuterà a ricomporre un sistema di valori più in equilibrio con la Natura. Questo è un segnale che ci viene inviato a cui conviene dare ascolto. E' come un estremo avviso  a riflettere su  noi stessi e sul nostro destino. Anche stanotte nell'Ospedale di tante città vi sarà una strenua battaglia. I nuovi eroi ignoti saranno i medici e anche i malati.  Chiusi nelle case si attende che una nuova alba nasca. 


Un nuovo reparto di terapia intensiva

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