lunedì 26 gennaio 2015

LA POLITICA

LA POLITICA                            di   Gianfranco Vecchiato



Si racconta l'aneddoto di un uomo di scienza che mentre ragionava tra i suoi libri sui problemi che attraversano il mondo, era disturbato dalla vivacità del suo bambino. Presa quindi una carta geografica, la tagliò in tanti pezzi, costruendo un puzzle che diede al figlio per impegnarlo a lungo nel cercare di ricomporre il frantumato pianeta. Era certo che il ragazzino non conoscendo quasi niente di geografia, sarebbe stato assorbito dalla prova lasciandolo meditare. Ma in breve tempo il figlio si ripresento' annunciandogli di avere completato l'opera. Il padre vedendo l'esito e meravigliandosi gli chiese come avesse fatto a riunire quel mosaico. Rispose il bambino: " E' vero che non conosco bene la geografia ma ho girato le carte ed ho visto che sul retro c'era in ciascuna una parte dell'immagine di un uomo. Quell'uomo io lo conosco. E così ricomponendo l'uomo ho ricomposto anche il mondo!" Ogni profondo cambiamento dovrebbe partire dagli uomini che formano le Società, i Territori e gli Stati. Un compito storicamente assegnato alla Politica. 
Londra
"Prima siamo noi a dare forma agli edifici, poi sono questi a dare forma a noi". Non è  una frase di un urbanista o di un architetto ma è attribuita a Winston Churchill (1874/1965), che governò la Gran Bretagna nei duri anni della seconda guerra mondiale e che aveva avuto esperienze anche nella amministrazione pubblica. Churchill fu anche un giornalista ed uno storico e per i suoi scritti ricevette nel 1953 il premio Nobel per la letteratura. Una eclettica formazione culturale può essere un utile bagaglio per chi si impegna in politica in società complesse che mutano velocemente e che richiedono analisi e confronti con l'attualità scientifica, tecnica e culturale. Cosa intendeva Churchill quando si riferiva alla influenza fra uomo e ambiente? Constatava ciò che la moderna sociologia e la psicologia hanno da tempo verificato. I riflessi ambientali sui comportamenti sociali sono stati studiati  da molte discipline. L'antropologia culturale ha spiegato che molte violenze sono favorite ed accentuate dai luoghi che costituiscono i nostri habitat. Se a livello mondiale le popolazioni "urbane" hanno superato quelle nelle aree agricole e quando le aree edificate brulicano di decine di milioni di persone coprendo estensioni regionali vastissime con problemi di trasporto, di energia, si creano per gli  equilibri sociali, casi irrisolvibili. 
Arch. Carlo Aymonino
(1926/2010)                          
Sono fonti di violenza perenne, di emarginazione e di degrado, ghetti umilianti. La crescita demografica ha   determinato  le migrazioni tra Oriente e Occidente in epoca antica causando la caduta dell'Impero romano, si riaffacciarono nel Medioevo poi nella prima fase industriale. Attualmente con oltre 7 miliardi di abitanti, nei Continenti asiatico e africano vivono popolazioni con una età media di 29 anni. Al contrario sul Continente europeo ci sono tassi di natalità molto ridotti e qui sospingono i movimenti migratori  al contrario di quanto avvenne dall'Europa verso le Americhe e le terre un tempo "coloniali" di Africa, Australia e Nuova Zelanda. La globalizzazione dei commerci ha imposto  regole impietose. Se in certi luoghi si distruggono arance e mele, non si coltiva più il riso, si diffonde la monocoltura della soia, si abbandonano campagne, si trasformano terreni agricoli in capannoni industriali e questi poi si svuotano per le crisi economiche divenendo scheletri abbandonati, 
W.Churchill
(1874/1965)
Quartiere Urbano Inglese
se crescono le periferie urbane mentre si diffonde la divisione dei suoli tra parchi a tema, con i centri storici separati e quasi recintati dall'hinterland; se molte forme di "metastasi" della politica producono danni nelle società che non riconoscono più i tratti salienti della loro storia, ebbene tutto questo chiederebbe una maggiore forza della politica, una qualità delle sue funzioni ordinatrici.   Per sua natura e vocazione essa dovrebbe comprendere i fenomeni in atto, essere fortemente condizionata dall'etica, dai valori, dai caratteri. Quali valori? Di sviluppo culturale ed ambientale, soprattutto, e di radicamento nella tradizione dei luoghi che hanno una precisa influenza anche in economia.
Arch. Carlo Aymonino
Complesso abitativo
Gallaratese (MI) 1972
Capire i bisogni, utilizzare sensatamente le risorse, ammettere gli errori, correggere le deformazioni, mediare tra interessi. E' forse pretendere troppo dalla politica? No. Sarebbe questo il senso della sua vera essenza, che ne farebbe un elemento primario attraverso cui trasformare in meglio le società. Se invece i sistemi cambiano in peggio, le strutture di uno Stato, le Comunità rischiano la lenta disgregazione sociale. Dalla natura delle città e dei rapporti con i territori, si formano e deformano idee, sentimenti, visioni, progetti di sviluppo, che alla lunga nuocciono all'intero Organismo. Gandhi che fu l'indiscusso protagonista di un grande movimento di non violenza che portò l'India all'indipendenza, sosteneva che "In democrazia nessun fatto di vita si sottrae alla politica". E' l'antica aspirazione della "polis" per il bene comune, lo spazio dove nell'agorà, i cittadini partecipavano alle scelte. Max Weber ne diede una definizione molto più tagliente sostenendo che la politica tende al potere ed al legittimo uso della forza. In ogni caso l'aggregazione dei Continenti per motivi economici ha modificato anche i ruoli dei singoli Stati e degli Organismi internazionali. Ed il rischio è che il soggetto più debole sia usato come semplice merce e prodotto considerandolo come semplice consumatore. Problemi che si pongono anche all'architettura. Ho conosciuto durante i miei studi universitari l'architetto Carlo Aymonino, che fu anche Rettore dell'Istituto di Architettura di Venezia negli anni 1974/1979. E' scomparso nel 2010. Era nipote dell'architetto Marcello Piacentini che fu tra i massimi protagonisti dell'architettura 
Arch.Carlo Aymonino
Il Gallaratese (1972)
italiana durante il periodo fascista. Aymonino, personalità di vasta cultura, ebbe anche esperienze amministrative e politiche a Roma, e fu un tenace propugnatore di interventi nelle città che ricucissero la storia presente con quella del passato. Apparteneva alla generazione che si era formata nell'immediato secondo dopoguerra e che ebbe occasioni di partecipare alla ricostruzione dell'identità italiana in quel periodo. In mezzo a luci ed ombre, come furono i dibattiti di quell'epoca, attraversati da contestazioni studentesche, da lieviti e fermenti sempre vivaci, dalla politica come uno strumento per azioni di trasformazioni ideali nella società, l'architettura conobbe momenti di slancio. Poi ripiegò, insieme alla politica, trasformata e corrosa dagli interessi di uomini dai tanti "affari". Conservo un buon ricordo dell'uomo e dell'architetto Carlo Aymonino, dei progetti per una società un po' astratta ma dotata di forme interiori capaci di trasmettere forza alle persone. Quello che sosteneva anche il politico Churchill... Oggi penso che sia necessario tornare alla carta geografica. Tagliamola a pezzi, ricostruiamo l'uomo che sta dentro di essa. Quel puzzle parte sempre da ogni singolo individuo e poi giunge agli Stati. Ne dà senso e misura. E forse anche un significato più profondo. 
da PensieriParole <http://www.pensieriparole.it/aforismi/scienza-e-tecnologia/frase-68479?f=a:92
Arch. Carlo Aymonino 
Arch. Carlo Aymonino

Arch. Carlo Aymonino



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