martedì 1 settembre 2015

RONCHAMP

RONCHAMP                    di Gianfranco Vecchiato



Arch.Le Corbusier 1955
Cappella Notre Dame du Haut
Sull'altura della collina di Bourlémont, che sta alle spalle della cittadina di Ronchamp nella regione della Franca Contea si trova una piccola Chiesa, nota agli architetti di tutto il mondo. E' la Cappella di Notre-Dame du Haut,  ultimata nel 1955 su progetto di Le Corbusier. All'epoca questa Chiesa, tanto diversa per forma e materiali, rispetto alle canoniche modalità che caratterizzavano i  luoghi di culto, accese forti polemiche e contrasti ma divenne subito  mèta di un pellegrinaggio, anche laico,  che è continuato nel tempo. Oggi la Cappella è considerata uno dei più significativi "Monumenti" dell'architettura del XX° secolo. Il progetto nacque dalla volontà degli abitanti di ricostruire un luogo di preghiera dopo che sulla collina l'antica chiesa medioevale era stata distrutta dai bombardamenti nel settembre 1944. Un piccolo gruppo di suore Clarisse ha trovato in anni recenti, la propria sistemazione nelle adiacenze della Cappella, ed il progetto è stato curato dall'architetto
Interni della Cappella
Renzo Piano. Un compito ostico ed arduo che è stato seminato anch'esso da dibattiti e contrasti. Il risultato agli occhi del visitatore è che 
qualcosa del luogo sia stato comunque alterato. La volontà di Le Corbusier di avere garanzia che nel tempo nulla avrebbe dovuto modificare la vista della valle è stato però rispettato dal progetto di Piano che ha mediato ripetutamente rispetto alle soluzioni progettuali previste per ospitare i locali per le 12 Clarisse. La mimesi dell'intervento, in parte scavato sulla collina, ha placato molte iniziali preoccupazioni. Le opere dei due architetti, divisi dal tempo per generazione e per carattere, hanno comunanze nella lettura della storia. Il misticismo laico di Le Corbusier  si evidenzia da questo suo
Le campane
progetto, dal rapporto fra la penombra e la luce, tra il capovolgimento del sacro rappresentato un tempo  dalle vertigini delle architetture gotiche
 e in questo luogo dall'intimo riflettere sul senso interiore dello spazio e dell'anima. Ogni punto è pensato; ogni elemento interpreta una sua parte nell'insieme. Tutto si compone, anche
Arc.Renzo Piano 2011
Monastero Clarisse
quando sembra eccessivamente elaborato, come le scale senza ringhiera, il campanile senza campane, il cemento come sfondo etereo, a parlare alla mente ed al cuore. Cose affidate alla fatica che la luce incontra nel penetrare all'interno della Chiesa per poi allargarsi senza sopraffare la concentrazione del fedele. Qualcosa nella elaborazione di questo progetto era lievitato in Lui. Un linguaggio in ricerca. Non la parola fine perché le campane stanno all'esterno, ai margini del bosco, sulla sommità della collina, accanto alla Chiesa. Dialogano nel suono con la Natura. Sono anch'esse parte della preghiera che ha tante voci, mille sfumature, arcane presenze. Sul pendio attorno il progetto di Renzo Piano appare volutamente minimalista più che complementare. Si mimetizzano tra le pendici della collina, le lamiere di zinco dei tetti del piccolo monastero, i profilati di ferro, le pareti di vetro e cemento, l'utilizzo del legno, alcune finestre dalla grammatica le corbuseriana. Nel complesso un intervento, quello di Piano, pulito e consapevolmente secondario rispetto a quello di Le Corbusier, forse anche non necessario
Fronte Monastero Clarisse
Tettoie in lamiera
del Monastero
ma che richiama una costante lezione nella storia dell'architettura. Il rapporto con le stratificazioni e le contaminazioni che si susseguono nel tempo. Renzo Piano ha lavorato per mascherarsi e non invadere quel luogo divenuto un mito della architettura dello scorso secolo. Tutto questo fraseggio sparisce presto quando, abbandonato il monte si torna sul territorio e nelle città. E in particolare, superata la frontiera, si giunge in Italia. Mentre i nostri centri storici  sono dei  trattati di bellezza a cielo aperto, molte periferie sono invece il simbolo dell'assenza culturale  dove non esiste alcun posto per la parola architettura. E questo è, non solo in Italia,  un grande tema contemporaneo. Come riportare a dignità i tanti luoghi desolati del nostro presente e come immaginare lo sviluppo del futuro. Cercando tra i vocaboli espressi nella Cappella di Ronchamp si trovano risposte forse troppo complesse per queste società di mercato. Ma se le emozioni permangono è perché i segni possono avere una forza straordinaria nel  dialogo con il Tempo, con la Natura, con le forme della nostra esistenza quotidiana. In molti luoghi si sono formati negli ultimi decenni  paesaggi estranianti fatti di elementi contrapposti e sovrapposti di processi economici espansivi anti urbanistici e non creativi. Se può sembrare fin troppo facile e  un po' retorico contrapporre forme di  creatività eccezionali ai modelli banali proposti nel quotidiano, occorre riflettere che se le forme d'Arte non entreranno a far parte in vari modi dei cambiamenti, anche le loro testimonianze, seminate lungo la Storia dell'Architettura risulteranno sterili e non feconde. E questo è un tema non solo politico ma culturale che il presente propone anche per le generazioni future. E nella piccola Chiesa di Ronchamp c'è un testamento che Le Corbusier  ha lasciato a comune riflessione .


Note Dame du Haut
Arch. Le Corbusier  Lato nord est





Dettagli




Particolare di una vetrata

Interno della Chiesa
Convento Clarisse a Ronchamp
Arch. Renzo Piano
Convento Clarisse: interni

Anonimo paesaggio commerciale di pianura
Immagine di periferia urbana
Periferia Urbana: Quale Architettura?







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