lunedì 12 dicembre 2016

IL TURISMO

IL TURISMO                          di  Gianfranco Vecchiato

Il Doge Marcantonio Trevisani
Dipinto di Tiziano Vecellio 1553
Valanga! Questa parola che risuona a volte nelle valli di montagna è ormai sempre più frequente nella città di Venezia. Lo sguardo severo del Doge Marcantonio Trevisani, dipinto da Tiziano Vecellio nel 1553, pare ammonire i posteri sul destino di questa città ricca d'Arte e di Cultura popolare. Ma dov'è ora il "popolo"? In passato nella città antica la convivenza tra strati sociali diversi animava  occasioni per manifestazioni civili o religiose nelle quali si radunavano folle di persone. La natura anfibia rispecchiava la storia di Venezia e  il mescolarsi di stretti rapporti fisici ed urbani, arricchiva le tradizioni e il suo patrimonio sociale più autentico.
Quello che accade oggi è assai diverso. C'è una costante "invasione" turistica che ha rotto tutti gli argini e che sovrasta la città con esiti  divergenti e  disastrosi.  Se alcuni la sfruttano economicamente senza alcun rispetto per la sua Storia, è ormai evidente che senza regole il futuro della città ha un Destino segnato. I dati non
J.Heintz il Giovane 1673
Il Ponte dei Pugni a Venezia

ammettono equivoci. L'Ente Turismo e le Università locali hanno fissato le presenze turistiche con dati non collimanti. Si va dai 27 agli oltre 32 milioni di turisti in crescita, che calano su una città che ha visto i propri residenti scendere sotto ai 55mila abitanti.  Un destino inesorabile o l'esito di un malgoverno amministrativo che ha lasciato la città in mano ad alcuni settori che dalla sua attrazione, lucrano anche a dispetto della sua sopravvivenza? 
A mio parere vi sono molte spiegazioni. La prima è data dal crescente sviluppo dell'industria turistica in tutto il mondo, favorita dalla globalizzazione dei trasporti e dall'aumento dei redditi di nuovi paesi come la Cina. Una seconda causa risiede nella unicità artistica, urbanistica e ambientale di Venezia. Un luogo che è una persistente sfida all'imperante modello di omologazione internazionale di sviluppo che subisce il fortissimo ricatto di una visione culturale al ribasso.  E poi ci sono le debolezze amministrative e gli errori strategici nei pensieri sulla modernità che confliggono con i processi di integrazione tra la stessa città e l'hinterland. La mancanza di freni fa il resto.
Si confrontano oggi molti dati divergenti. Tra i due estremi c'è una differenza di cinque milioni di turisti. Alcuni li registrano ed altri no. Questo significa che i controlli sono precari e non del tutto affidabili perché sono tanti cinque milioni di persone in più o in meno. Sono equivalenti ad una popolazione  come quella dell'intera Finlandia o la Danimarca.  Occorre quindi testare sistematicamente i dati e confrontarli per poter diagnosticare l'entità dei problemi che cambiano mese dopo mese.
Tra le soluzioni proposte vi è  chi  pensa sia necessario  diminuire l'offerta dei posti letto ad uso turistico, bloccando i cambi d'uso degli alloggi esistenti, imponendo tassazioni più elevate e aumentando controlli incrociando  i dati informatici provenienti dalle agenzie turistiche. Ciò che infatti emerge è spesso solo la punta dell'iceberg. Una legislazione carente ha consentito tutto ciò. Ma non a caso. Le lobbies che gestiscono questa massa di denaro e che proviene dal turismo incontra seri oppositori anche dai settori alberghieri più responsabili di Venezia. Non c'è chi non comprenda che solo un equilibrio sostenibile aiuti una qualità diffusa. E' quindi un tema culturale che riguarda anche l'incapacità di molti turisti improvvisati in arrivo a Venezia di capire  cosa stanno visitando. Essi arrivano ad ondate in quasi tutti i periodi dell'anno e spesso si comportano come mandrie di bufali, muovendosi in un ambiente che è delicato, con volgarità ed ignoranza.
Agiscono in questi modi, anche molti stranieri, che però non terrebbero questo atteggiamento nelle loro città di provenienza. Attratti dalla sua unicità e bellezza, in tanti  portano con loro le banalità del presente. I giornali ci raccontano di persone che si tuffano nei canali e di qualcuno che si è lanciato da un ponte con una tavoletta da surf; altri dormono in sacchi a pelo o innalzano tende da campeggio in luoghi e spazi storici. Si è poi generato un altro fenomeno un tempo sconosciuto a Venezia e cioè dei molti che girano con biciclette fra le strette calli e i ponti. Fatto che solo di recente è stato vietato con una delibera dall'Amministrazione Comunale.  In qualche caso abbiamo avuto automobilisti che hanno cercato di entrare o
parcheggiare nel suo centro storico, universalmente noto per la sua pedonalità. I comportamenti incivili riguarda anche l'abbigliamento con cui molti turisti in estate girano a torso nudo, manifestando scarso rispetto per la popolazione residente. Si comportano come se visitassero Pompei, una città morta. La perdita dell'anima civica e antica è ormai drammaticamente reale. Il turismo è una grande risorsa economica  ma può assumere, se non guidato,  i connotati di una patologia che distrugge la Storia. Intervenire sui flussi di ingresso e regolarli è un tema che  interessa  altre città europee come Barcellona che ha chiuso 615 alloggi abusivi
trasformati ad uso turistico e avviato una politica di controllo sui bus turistici e  contingentando le presenze. Ridurre l'offerta e la disponibilità, mettendo un "tetto" alla presenza di turisti deve avere una strategia  larga perché chiudere alloggi a Venezia potrebbe essere compensata con nuove aperture in Terraferma e il risultato non cambierebbe di molto. Di fatto già le previsioni alberghiere indicano in 36mila posti letto 
a Venezia e in crescita a 20mila quelli a Mestre e Marghera.  Tra le ipotesi che si fanno vi è quella che i turisti  non superino quelli dei residenti, riducendo le presenze giornaliere dalle attuali 75mila ad un massimo di 35/40mila. L'obiettivo di equilibrio nei servizi darebbe una gerarchia ai valori economici e sociali che si confrontano a Venezia. Nel 2015 a Venezia sono giunti : 7milioni e mezzo di turisti  attraverso il trasporto aereo, una media di 20.500 al giorno, per ferrovia in 4milioni e750mila, pari a 13mila al giorno; dalle navi da crociera arrivano in 1milione e mezzo all'anno con una media di 4300 al giorno;
J.Heintz il Giovane 1673
Venezia: Caccia ai Tori
380mila all'anno provengono in auto, con una media di 1039 al giorno. Mancano all'appello altri 16 milioni di turisti che quindi giungono dalla Terraferma o dalle vicine spiagge per altre vie. E anche qui i dati non sono quindi chiari. I vaporetti che sono i mezzi di trasporto acqueo di Venezia, sono usati ogni anno da 7milioni618mila persone, pari a circa 20.870 al giorno. Sono numeri da metropoli, che gravano sul bilancio di un Comune che non supera i 300mila abitanti. Questa dimensione turistica si somma alle politiche di rilancio industriale di Marghera e di riqualificazione di Mestre che è attraversata da forti presenze immigratorie mentre cresce l'esodo di residenti
autoctoni. Ecco uno specchio del nostro tempo. L'antica Repubblica viene visitata senza comprenderne il significato perché è stata tradita da molti suoi stessi abitanti. Carpe Diem. In troppi guardano al loro interesse immediato. Segnando con questo il giudizio impietoso che la Storia darà su loro stessi. Venezia non è quindi da tempo una città dei veneziani ma del mondo. E' lo specchio delle sue contraddizioni e dei suoi valori in gran parte decaduti. Ma finché resterà, nel tempo segnerà il giudizio del passato sul nostro futuro.

                                                                       NO  COMMENT :











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