martedì 25 febbraio 2014

I PENSIERI DEL PRINCIPE


     

 I PENSIERI DEL PRINCIPE                        di Gianfranco Vecchiato
Carlo d'Inghilterra
Mantova. Palazzo Ducale
Nella città di Mantova emerge per bellezza il Palazzo Ducale che fu sede della Signoria dei Gonzaga nel periodo del massimo splendore dell'arte in Italia. A distanza di secoli le loro opere segnano in modo irreversibile il cuore urbano del centro storico dove piazze, campanili, chiese, torri, dipinti e sculture, fanno parte della vita della città in cui lavorarono grandi artisti chiamati alla Corte, come Andrea Mantegna e Leon Battista Alberti. Emerge ancora l'impronta data all'assetto urbano da Giulio Romano, 
allievo di Raffaello, giunto a Mantova nel 1530. A lui si deve il Palazzo Te, fulcro di equilibrio architettonico e ricco di straordinarie bellezze artistiche. I Gonzaga espressero una idea di città che appare inconfrontabile in questo secolo. A Mantova è ora in corso un acceso dibattito non solo cittadino, sul  progetto di un  centro commerciale  che verrebbe costruito a circa 200 metri dal complesso di Palazzo Te. 
In questo caso non si confrontano opinioni politiche ma culture diverse. La  valutazione di "Patrimonio dell'Umanità" decretata dall'Unesco  rischia di essere compromessa. Si riapre il tema di come si possano difendere e trasformare luoghi  di grande bellezza senza alterarne definitivamente la loro identità. In Liguria lungo la costa stretta fra il mare e i monti, dove l'equilibrio geologico è  messo alla prova dai mutamenti climatici, aumentare la cementificazione significa accrescere i rischi per il territorio. E questo vale per tanti altri casi. Dalla Sicilia, al Veneto, nei luoghi dove al turismo viene proposto   un modo inutilmente aggressivo,   di investire su insediamenti che hanno una breve  durata di utilizzo e una perdita definitiva di immagine.La Costituzione italiana all'art 9 afferma: "La Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione". Questi "beni" rappresentano l'identità culturale del Paese e un lascito da trasmettere alle future generazioni. Non sono Beni "nostri" ma un patrimonio universale. La formazione culturale  parte dalla scuola e si estende poi all'intera società.  Questo è il vero antidoto per  far crescere una coscienza civica all'altezza della storia e del patrimonio artistico in Italia.  Ai problemi dell'architettura e delle trasformazioni in luoghi di antica tradizione ha voluto qualche anno fa dedicare il suo pensiero anche il Principe Carlo d'Inghilterra.
Pianta antica
di Mantova

Borgo Ligure          
Liguria. Antico Borgo di Dolceacqua

 
Mantova.Palazzo Te
Giulio Romano 1527
Sala dei cavalli


Villaggio Inglese 
Borgo antico inglese

  

Digione(Francia)
Un angolo del centro storico
Praga. Arch. F. Gehry :"Ginger e Fred"
Una "Contaminazione" riuscita.

Nel 1989 scrisse un libro dal titolo: "Uno sguardo sulla Gran Bretagna. La mia concezione della Architettura."
E' nota la sensibilità del Principe di Galles su questi temi e sono interessanti le sue osservazioni che non temono di andare, a volte, controcorrente. Amante dell'arte italiana, il Principe ha creato una fondazione che ha sede a Todi, in Umbria. Egli è entrato spesso in polemica con l'establishment culturale del suo Paese e specialmente con gli architetti che, sostiene, abbiano in molti casi trasformato nel dopoguerra  lo stile e la qualità degli edifici e servito politiche speculative. In un passaggio del suo libro si legge: "...l'architettura contemporanea deve rispecchiare, secondo gli architetti, il dominio dell'alta tecnologia e l'evidente trionfo meccanico dell'uomo sulla natura che, per tanto tempo, l'ha tenuto in scacco. Evidentemente, in questo ordine di idee, il passato è ampiamente irrilevante e il suo significato e le sue lezioni devono essere cancellate. Credo che quando l'uomo perde il legame con il passato, perde l'anima. Allo stesso modo se respingiamo il passato architettonico, allora anche i nostri edifici perdono la loro anima. Se abbandoniamo i principi tradizionali su cui l'architettura si è basata per 2500 anni o più, la nostra civiltà ne soffre. Non c'è nulla di erroneo nell'imparare dal passato... Non siamo i soli a nutrire inquietudini per la strada intrapresa dall'architettura moderna..." 
Mantova

Londra. Arch. Inigo Jones
La Rotonda 
Arch. Andrea Palladio
Nella storia va detto che le contaminazioni sono continue e il Principe conosce le opere di Andrea Palladio (1508/1580) che fu tra i massimi architetti del rinascimento italiano e quanto le sue architetture furono ispiraratrici  in diversi  Paesi.  Tra questi l'Inghilterra, dove l'architetto Inigo Jones (1573/1652), dopo un lungo soggiorno in Italia, importò dalle opere del Palladio  lo stile 
Monticello (Virginia)  
Arch. Thomas Jefferson 

classico per le sue architetture.
Avvenne anche negli Stati Uniti con il Presidente e architetto Thomas Jefferson (1743/1826) che fu  influenzato dal classicismo visto in Europa. La casa da lui progettata a Monticello, presso Charlottesville, in Virginia, è stata a lungo un prototipo per molti edifici americani. E' una casa che mescola molti stili ma che,  come scrisse Bernard Oudin nel suo  "Dizionario degli Architetti": "parla con la sua fredda e commovente grandezza". 

Veneto. Villa Emo. Arch. Andrea Palladio
Quindi l'architettura quando è autentica possiede alcuni caratteri. 
Palladio nel 1570 scrisse nei "Quattro libri dell'Architettura" una guida per costruire secondo regole di antica sapienza. Egli annotava in premessa che prima di costruire si debbano considerare : "... Tre cose senza le quali nessun edificio meriterà di essere lodato. E queste sono l'Utilità, la Durata, la Bellezza..." Sono le  raccomandazioni di Vitruvio da Lui messe in pratica. Il tema si sposta quindi sul contesto dove un nuovo progetto si propone. E in questo caso anche l'architettura contemporanea nelle sue contaminazioni fra stili e rapporti di scala, deve saper rispettare i luoghi, le identità, i passaggi delle generazioni nel tempo. In un certo senso avere l'umiltà nel rapporto con la storia. A volte rinunciando  a prevalere sulle preesistenze, in altri casi sapendo leggere e interpretare il passato e il futuro con il rispetto che questo percorso deve sempre avere. Accanto al Centro storico di Praga, rimasto intatto  dalle vicende belliche del '900, in una testata d'angolo presso il fiume 
Moldava, Frank Gehry ha costruito circa 20 anni fa un'edificio di non grande dimensione, che sembra danzare con le preesistenze. Uno sfregio? No.  Un simbolo di modernità che ha riscontrato un vasto consenso fino a divenire una "icona" della Praga contemporanea. Integratosi nella fila di splendidi edifici in stile liberty, questa architettura ha saputo trovare con ingegno, innovazione e ironia, gli strumenti per contaminare positivamente il contesto. E così facendo ha storicizzato anche se stessa.














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