venerdì 21 febbraio 2014

MADE IN ITALY

MADE IN ITALY                                di Gianfranco Vecchiato

Scooter Vespa 

Fin dagli inizi del ‘900 alla crescente produzione industriale serviva una nuova politica commerciale per un pubblico diventato cliente. La pubblicità 
utilizzò manifesti e simboli capaci di attirare l’attenzione sul prodotto. Poi nelle due guerre mondiali, i disegnatori, che erano spesso artisti e pittori, furono impegnati nella propaganda bellica. L'utilizzo delle grafiche e la qualità dei  manifesti divenne un settore di specializzazione in molti Paesi prima che ai giornali si affiancassero la radio e poi le televisioni come nuove più moderne icone . 
Anche la psicologia e la sociologia fecero la loro parte. Si studiavano i comportamenti e le sensazioni agli stimoli ed al messaggio dei prodotti commerciali. Gli Stati Uniti avevano in questo campo una maggiore esperienza e tradizione. In Europa l'Italia utilizzò la indiscussa capacità di molti  suoi artisti e grafici. La Fiat, le Industrie alimentari, quelle legate alla moda furono impegnate a inventare soggetti che 
precorsero il "design".La Olivetti ad esempio, sperimentò fin dal 1912 una 
campagna pubblicitaria con  artisti di grande esperienza come Wolf Ferrari e  Marcello Dudovich. Dagli anni '30 si sviluppò  una grafica pubblicitaria che proseguì negli anni successivi e coinvolse molte aziende anche in campo internazionale. La svolta avvenne con la fine della guerra. La 
fantasia di tanti giovani architetti unita a quella di nuovi imprenditori, accompagnò il successo di numerose iniziative industriali. Nel 1946 uscirono da fabbriche in ricostruzione, i primi esemplari della Vespa”, ideata dall’ingegnere Corradino D’Ascanio. Nel 1947, su disegno di Cesare Pallavicino e Pierluigi Torre, venne prodotta la concorrente “Lambretta”. Erano moto dal disegno originale, spartane, maneggevoli, e aprivano la strada alla motorizzazione del Paese. Sarebbero divenuti un’icona dello stile italiano. 
Treno  "Settebello" 1952/1955
Tra gli anni ’50 e ’60, si consolidò il primato del design in tutti i campi. Dal treno “Settebello” alle prime automobili Fiat “600”, dalle macchine da scrivere disegnate da Marcello Nizzoli alle sedie di Vico Magistretti e di Franco Albini, elettrodomestici disegnati da Ezio Pirali, Marco Zanuso, Gino Valle, Achille e Pier Giacomo Castiglioni, fino ad architetture originali come   
     
Treno "Italo"
Paesaggio italiano
la “Torre Velasca” a Milano progettata dallo studio BBPR (Banfi, Belgioioso, Peressutti e Rogers ) o l’edificio Pirelli di Giò Ponti. Nel 1954 con il patrocinio della “Rinascente” viene istituito il premio triennale Compasso d’oro che è un riconoscimento assegnato dall’Associazione Disegno Industriale (ADI) al valore e alla qualità del design italiano. Il Premio che fa riferimento al compasso di Adalbert Goeringer ed alla proporzione aurea,  disegnato dal 
grafico Albe Steiner su opera degli architetti Marco Zanuso e Alberto Rosselli, è giunto nel 2014 alla XXIII^ edizione ed ha raggiunto un indiscusso valore in campo mondiale. Sono circa 400 i "pezzi" premiati in 60 anni di attività. A breve un edificio a Milano ospiterà una Esposizione permanente della Collezione Compasso d'Oro ADI, dove saranno collocati oggetti che hanno fatto la storia del disegno industriale italiano. Scorrendo le classifiche troviamo oggetti riconoscibili di cui spesso non si ricorda l'autore.  
Nel 1954 figurano i nomi di Bruno Munari e di Gino   Sarfatti con una lampada da tavolo di Arteluce   ancora in produzione, di Giovanni Gariboldi per un servizio da tavola in colonna per la Richard Ginori. Nel 1955, l'arch. Franco Albini con la sedia Luisa , Giuseppe de Gotzen con una spazzola elettrica aspirapolvere; nel 1956  Gino Valle per l’orologio elettromeccanico Cifra 5, nel 1959 Dante Giacosa per il progetto della Fiat 500, Ettore Sottsass per la Olivetti Elea 9003; nel 1960 un premio per l'auto  Abarth 1000 ad Ugo Zagato,  l’aereo da turismo Aviamilano Falco F.8L di Stelio Frati. Il lavabiancheria Castalda, la tenda da campeggio di Mario Germani. Nel 1962 la cucina Modello 700 dell’Ufficio della Industria Rex, un tavolo da Pranzo di Mario Bellini, il televisore Doney di Marco Zanuso e così via. Fino ad apparecchi telefonici, lampade, condizionatori d’aria, poltrone divano, caffettiere, elementi di arredo urbano in una miriade di oggetti che sono entrati  nella nostra vita quotidiana. Nelle ultime edizioni troviamo oggetti vari: dall’impianto frenante della Brembo, all'auto "Brera" Alfa Romeo di G.Giugiaro, al Manuale di identità visiva della 
                                         
                 1964/Radio Brionvega
                  Marco Zanuso
                   R. Sapper 


Soprintendenza Archeologica di Pompei, alla barca a vela Shaka, alla lampada a sospensione Hope di F.Gomez e Paolo Rizzato per Luceplan, fino a Sunset, una casa mobile disegnata da Hangar Group e Movit. La grande storia del "design" italiano si può leggere anche dalla storia dei manifesti e degli oggetti . Essa risiede ancora nella  tradizione e nel nostro individualismo. Se così è c'è da chiedersi perchè l’arredo urbano di molte città italiane lasci a desiderare. Pochi Comuni hanno delle Commissione per l’Arredo Urbano e dei cataloghi di orientamento generale su forme e oggettistica da valutare insieme alle Soprintendenza nel caso di inserimento nei Centri Storici. In questo settore si può migliorare. Troppe Insegne e oggetti riempiono aree urbane storiche e ne cambiano i caratteri. Lasciare la trasformazione di zone tutelate al mercato è sbagliato. Sarebbe necessario far ordine su una produzione ormai incredibile di oggettistica non sempre di buon gusto. Negli ultimi  anni molte imitazioni e arredi di provenienza extracontinentale, a basso prezzo, hanno invaso i mercati. L'Unione Europea non ha  salvaguardato le eccellenze  in nome del libero commercio. Sarebbe bene che le regole di tutela dei Beni primari e delle loro identità culturali fossero rispettate. Molti architetti sbagliano nel considerare l'arredo urbano svincolato dalle suggestioni delle preesistenze, temendo  di rinunciare alla loro capacità inventiva e di innovazione. Si tratta invece di  testimoniare il presente
Milano: Torre Velasca
Divano 



rispettando  con scelte  di sobrietà, e di stile il valore dello spazio vuoto e dei materiali. In molti casi  la "pulizia" di un'antica area urbana da cartelli, insegne, cestini, ed altri "ingombri" visivi ha dato risultati sorprendenti. Ritornava l'identità del luogo. Il “moderno” può manifestare con pieno diritto il suo posto accanto all'antico ma questo richiede molta attenzione e ricerca. Si è constatato sovente che  il decadimento del "nuovo"  fa prevalere  l'antico nel dialogo con il tempo.  La storia del disegno industriale ha portato a grandi innovazioni nelle abitazioni e nelle disponibilità delle scelte progettuali. Forme d'arte nuove e in continua evoluzione segnano la nostra epoca. L'epoca in cui l'architetto Rogers indicava il compito del progettista  "dal cucchiaio alla città" è scomparso per la complessità dell'evoluzione sociale e industriale. Ma è ancora un lavoro affascinante per un grafico contemporaneo.


 
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