venerdì 14 febbraio 2014

LE TERRE DEL CANOVA

LE TERRE DEL CANOVA             di Gianfranco Vecchiato


"... La terra si sottrae, si nasconde. Sembra voglia tacere.  Anche i monti hanno una grazia aerea e irreale. Un vago presentimento del mare è diffuso e si palesa sulla traccia di numerosi canali, che come aperture di luce marina, solcano i campi... In mezzo alla nebbiosa uniformità della pianura si leva, enorme e massiccia, la casa colonica, arca della campagna veneta.  I contadini tendono ad una vita corale e numerosa; le grandi case dai portici profondi, dagli alti fienili, dalle molte finestre, piccole con le imposte esterne in legno pieno, prendono aspetto di arsenali, di ricoveri di ciurme impegnate in un lavoro che sembra aver perduto il lento e tranquillo ritmo campestre. Sembra che tutti siano impegnati in un lavoro comune. Così in mezzo alle acque è sorta l'arca della società contadina: Venezia. Si comprende come i veneti trovassero la loro potenza sul mare: la città più che un porto era per essi un premio ed una sosta..." (Nino Savarese scrittore -1882/1945- dal libro Cose d'Italia. Anno 1932).
Possagno: Tempio del Canova
Antonio Canova

Possagno 1757/Venezia 1822
Possagno: Casa Canova
Per capire quanto resta del paesaggio descritto 80 anni fa da Savarese, si può visitare Possagno, un piccolo paese  e la casa dove nacque nel 1757 il grande scultore e pittore Antonio Canova. E' un "manifesto"  del suo concetto di vita semplice e rustica.  Un luogo di lavoro e di riposo, ristrutturata da lui stesso alla fine del '700, con i materiali ricavati dal posto: terracotta, pietra, legno.
Casa colonica/ Veneto Orientale
Raccoglie alcune collezioni,dipinti, incisioni,marmi,strumenti da lavoro. Fra tutte le stanze emerge la "torretta", dove la luce e il paesaggio erano la cornice alle sue  meditazioni. Qui siamo alle radici dei valori che l'architettura dovrebbe possedere: il suo legame e il suo rapporto  con il territorio
Asolo

 
 Asolo

Poco oltre sorge Asolo. Uno dei borghi più belli d'Italia.  Come per  Eleonora Duse, il poeta inglese Robert Browning, la scrittrice Freya Stark,  fu luogo di residenza anche di Carlo Scarpa,  tra i grandi architetti del novecento, che da queste terre aveva attinto la parte migliore: manualità, inventiva, curiosità, ricerca, arte. Morto nel 1978 mentre si trovava a Tokyo, riposa  nel piccolo cimitero di S.Vito di Altivole, poco lontano da Asolo.  La tomba da lui disegnata  accanto a quella della  famiglia Brion, è frequente mèta di architetti e viaggiatori in transito. 
S.Vito d'Altivole - Arch. Carlo Scarpa - Tomba Brion 
Carlo Scarpa
Scriveva a fine Settecento il poeta tedesco Novalis  che “nulla è più poetico che il ricordo”: il passato che si rimpiange può essere quello del singolo individuo o dell'intera umanità. Giacomo Leopardi scriveva nello Zibaldone :  Perché il moderno, il nuovo, non è mai, o ben difficilmente romantico; e l’antico, il vecchio, al contrario? Perché quasi tutti i piaceri dell’immaginazione e del sentimento consistono in rimembranza. Che è come dire che stanno nel passato anzi che nel presente”. Nel ricordo è il principio creativo del pensiero. Negli Stati Uniti, il poeta Edgard Lee Masters (1868/1950), nel 1915 pubblicava a New York la Antologia di Spoon River: confessioni e monologhi delle anime che dormono sulla collina, rievocanti il vago ricordo di quella che un tempo fu la loro vita.
E se Dante Alighieri scrive “solo chi viene ricordato continua a vivere”, bisognerebbe capire quanto l'architettura contemporanea, pensata spesso per non durare nel tempo, sia divenuta anche lo specchio del profondo mutamento culturale che sta segnando le nostre società. Non sempre nel modo migliore. 
Possagno. Casa del Canova
Sala degli specchi

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