sabato 18 ottobre 2014

MAL D'AFRICA

MAL D'AFRICA                            di Gianfranco Vecchiato

Asmara. Architettura italiana anni '30




In partenza per l'Abissinia 1935

Il "mal d'Africa" può essere "dolce come la vita o amaro come la morte". Lo scrittore americano Norman Mailer osservò che : " Tutta la filosofia africana era basata sulle radici e queste ad un tratto furono sradicate". Le popolazioni, l'ambiente, gli animali, le forme di vita, scuotono i sentimenti. Nasce da qui una struggente nostalgia per un mondo arcaico e lontano, inafferrabile la cui storia rispecchia la cattiva coscienza del mondo, per averlo depredato, mercificato, sottomesso ed umiliato per secoli. In queste terre l'evoluzione della specie  ha lasciato tracce dei primi "ominidi" che avrebbero popolato il pianeta. Nel tumulto e nel tritacarne delle vicende umane l'Africa è stata usata e conquistata. Da qui sono stati deportati milioni di uomini ridotti a "cose" e resi schiavi. Si è calcolato che nel solo periodo tra il 1500 e il 1800 siano stati 12 milioni gli schiavi portati a forza nelle americhe stipati come animali e fra tormenti spaventosi. Nel 1860, alla vigilia della guerra civile,  la schiavitù negli Stati Uniti riguardava  4 milioni di esseri umani. Nell'800 Joseph Conrad raccontò nei suoi romanzi, come in "Cuore di tenebra", le crudeltà che avvenivano nei territori africani sotto l'impero britannico anche se 100 anni dopo lo scrittore nigeriano Chinua Achebe ne avrebbe contestato una certa visione razzista. Le conseguenze del colonialismo sono  state  perlopiù devastanti per lo sviluppo politico, economico  e culturale, alimentando lotte, fazioni religiose, etniche e tribali,  degradi materiali, in una popolazione giovane in forte  crescita ed in perenne fermento.
Schiavi in catene
Dalla metà del novecento, quando si scardinarono i processi di colonizzazione, molte nuove Nazioni sono sorte in Africa. La Gran Bretagna e la Francia hanno  posseduto i più estesi territori nel Continente, seguite da Spagna, Portogallo, Belgio, Germania  e Italia che con le coste dell'Africa mediterranea, ha avuto antiche contaminazioni e relazioni. Ora che dalle foreste sono usciti virus temibili e rischi di contagio, si sono riaccesi gli sguardi del mondo sui destini dell'Africa. Come l'antico Egitto, tra le piramidi ed i templi delle dinastie millenarie, nasconde ancora molto del suo passato, altri popoli, dall'Etiopia, al Congo, dal Sudafrica, al Marocco, hanno una  storia che risale nei millenni. 
Quando pensiamo all'Africa dovremmo ricordare la "grande storia" che in quelle terre si è nutrita del tempo, dei silenzi, delle violenze, della Natura, delle radici biologiche da cui proviene l'umanità, secondo i più recenti studi antropologici.
Il "Mal d'Africa"
Milioni di africani fuggono dalla miseria e approdano in Europa, facendo un percorso inverso a quello di tanti coloni europei negli ultimi secoli. Per l'Italia fu un sogno cantato non solo dal Regime fascista ma anche dall'Italia liberale dopo l'unità nazionale, secondo le visioni politiche dell'epoca.  Iniziò nel 1882 sulle coste del Mar Rosso in Eritrea, a Massaua e poi ad Asmara e successivamente in Somalia. Avvenne attraverso acquisti  commerciali e non ancora con azioni militari. Le armi invece segnarono, a fine ottocento, tragiche sconfitte italiane ad Adua e sull'Amba Alagi in Abissinia. Quando nel 1911 e 1912 con  la guerra italo-turca la Libia divenne italiana, a compensazione, si disse, della annessione
Hotel Uaddan oggi
della Tunisia alla Francia, quella costa fu definita la nostra "quarta sponda".  Molti edifici moderni furono costruiti a Tripoli da architetti italiani che sperimentarono un razionalismo di avanguardia; viali, palazzi governativi, quartieri nuovi a Tripoli e Bengasi e oltre 26 villaggi rurali, sorsero in Tripolitania ed in Cirenaica. Un impianto urbanistico moderno che ancora caratterizza la città africana ad 80 anni di distanza da quell'epoca e che sorgeva attorno alle arterie alberate  Vittorio Emanuele III, al corso Sicilia, via Lazio, via Lombardia e via Piemonte, al Lungomare, al palazzo del Governatore poi trasformato in Museo, alla cattedrale del
Tripoli 1936: Arch. F.Di Fausto.
Albergo Uaddan 
Sacro Cuore, al teatro Miramare, ad edifici bancari. Si distinsero in questi interventi gli architetti Armando Brasini e Florestano Di Fausto.Restano tutt'ora caratteristiche la ex Piazza Italia , ora Piazza dei Martiri e la Piazza della Cattedrale. Tra gli edifici costruiti nel periodo dell'ex governatore Italo Balbo svettano ancora l'albergo Uaddan e la piccola chiesa di San Francesco. Balbo si fece fra l'altro promotore del restauro anche di molti edifici, moschee  e fondachi arabi, tutt'ora visibili in città nella zona della medina. Nel 2014 l'Ordine Architetti libico promosse un convegno per sensibilizzare la conservazione di queste presenze storiche di epoca coloniale.

Vecchi negozi ad Asmara.2014
Dopo che nel 1935/36, in una fase storica in cui già si avvicinava il tramonto delle vicende coloniali europee,   si concluse la guerra di aggressione all'Etiopia, venne costituito il compartimento dell'Africa Orientale Italiana (A.O.I.) Decine di migliaia di contadini, operai, manovali, soldati, furono trasferiti su queste terre lontane, nel "Corno d'Africa".  Si produsse uno sforzo logistico enorme, rispetto alle risorse dell'epoca, per costruire infrastrutture, villaggi, case, città. Fu un periodo breve ma intenso quello dell'architettura italiana in Africa, inserito in una epopea oggi inspiegabile.  Tripoli e Bengasi in Libia e in particolare in Eritrea, definita la "colonia primigenia", furono teatro dei più significativi interventi . Dopo la sua indipendenza dall'Etiopia, avvenuta nel 1993, questo legame dell'Eritrea con l'Italia è ricomparso anche in Mostre e in ricerche, catalogando oltre 850 opere di architetture italiane rimaste fra Asmara e Massaua.
Asmara: Fiat "Tagliero" 1938 
Resti di architettura italiana
anni '30 ad Asmara

Si tratta di un lascito culturale di grande rilievo che la giovane nazione africana ha voluto riconoscere come  parte della sua storia. E sorprende ancora oggi come in quei contesti sia capitato ad alcuni architetti di allora di potersi esprimere in piena libertà, con piani urbanistici innovativi e con interventi architettonici di diverso stile: dal razionalista, al futurista, al neoclassico... E' avvenuto così anche nei territori amministrati dagli altri Paesi che in questa "seminagione" culturale si esprimessero i caratteri dei "dominatori" europei.  Dopo il 1945 progressivamente le  ex "Potenze" coloniali hanno lasciato a Nazioni instabili la indipendenza ma continuando ad esercitare una influenza economica e culturale. Oggi gli equilibri sono in parte cambiati in favore  della Cina , dei Paesi Arabi, della Russia, degli Stati Uniti, e del Sud-Africa. Questa evoluzione ostacola una vera emancipazione dell'Africa che, scomparso Nelson Mandela,  manca di riferimenti. Il pensiero torna a  Lambarènè, nel Gabon, dove dopo una vita dedicata ai malati ed alla sua missione, nel 1965 si spense Albert Schweitzer, classe 1875, alsaziano franco-tedesco. Premio Nobel per la pace, definito: "Uno dei più grandi figli della Terra". La sua instancabile volontà e il suo impegno al "Rispetto per la vita", umana ed ambientale,  ne fecero un simbolo per  intere generazioni 
Indomito e tenace nelle scelte, medico, musicista, filantropo, religioso luterano aperto al dialogo, aveva una visione semplice e potente dell'Africa e degli uomini che l'abitavano:
Albert Schweitzer
(1875/1965)
Il loro bisogno di riscatto. Egli accese luci di speranza su cui ne germinarono tante altre. Quando giunse in quel Continente c'erano ancora zone inesplorate. Il tempo è passato raccogliendo altre tracce. Nelson Mandela che ha lottato contro l'Apartheid in Sud-Africa seguendo la strada della non violenza è scomparso nel 2013. Entrambi sono stati animati da una visione del futuro profetica. La tomba di Schweitzer è in un piccolo cimitero  vicino al fiume Ogoouè e sembra dirci che il "mal d'Africa"  oggi è il male di un mondo che ha nostalgia di uomini come questi.  Non per imprese militari, non per architetture o monumenti, non per ricchezze. Ma per parole e azioni di rispetto per la vita. Per la vita.


Asmara. Architettura razionalista
Littorina Fiat  in uso tra Asmara e Massaua
Il Duca d'Aosta
Ultimo Vicerè dell'Africa Orientale Italiana
morto in prigionia in Kenya 1942
Tripoli: architettura italiana anni '30




Reparti Ascari
Manifesto d'epoca:
Legionario Italiano ed Ascaro
ARCHITETTURA COLONIALE ITALIANA
Asmara: 
Architettura italiana anni '30



Alfa Romeo
ad Asmara



Littorina in viaggio fra
Massaua e Asmara

Quartiere "italiano" ad Asmara




Chiesa di S.Giuseppe . 1922
Libia: Resti romani a Leptis Magna
Guerra Italo-Turca 1911/12
El Alamein: Sacrario militare italiano
Arch. Paolo Caccia Dominioni

Architettura italiana in Eritrea
A.O.I
Africa Orientale Italiana
Mogadiscio (Somalia)
Mogadiscio (Somalia) Cinema/Teatro
Nuovo Villaggio "Rurale" in Libia



La tratta degli schiavi
Tomba di Albert Schweitzer
Nelson Mandela
(1918/2013)





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